Bambini con genitori con dipendenza da alcool, droghe o gioco d’azzardo: indicazioni per gli educatori

Nella nostra esperienza professionale ci è capitato di incontrare bambini con genitori con dipendenza da alcool, droghe o gioco d’azzardo. Di seguito delle indicazioni per gli educatori.  La situazione familiare pone questi studenti ad alto rischio per problemi sociali ed emotivi, prima di tutto il fallimento scolastico, l’uso di droghe e la delinquenza. La maggior parte di questi bambini spesso non sono identificati come “a rischio” e quindi non ricevono supporto. Le scuole sono un luogo privilegiato per raggiungerli.

Parents Sit On Sofa With Children Taking Drugs And Drinking

La maggior parte degli adulti sotto l’influenza di alcool, droghe o gioco d’azzardo non sono in grado di fornire un ambiente domestico stabile e la giusta protezione. Maltrattamento emotivo, violenza fisica e la mancanza di coesione sono spesso caratteristiche di queste famiglie. I genitori che abusano di droghe tendono ad isolare i membri della famiglia in modo da scoraggiare le relazioni esterne ed in questo modo i loro figli non vengono a conoscenza di come una famiglia “sana” funziona. Il silenzio su questo “segreto di famiglia” è instillato in questi giovani. Di conseguenza, essi sono spesso confusi, spaventati e soli. Le loro esperienze possono provocare ansia, depressione, rigidità e difficoltà di relazione mano a mano che crescono. A questo si associano comportamenti non protettivi per il sé, episodi che li mettono in pericolo man mano che crescono (bullismo, violenza, spaccio, consumo di droga, promiscuità).

Identificare i figli di persone con problemi di dipendenza può essere difficile per gli educatori. Questi bambini vengono da tutti i gruppi socio-economici e presentano gradi diversi di abilità scolastiche, sociali ed emotive. Inoltre possono assumere una varietà di ruoli in una famiglia di questo tipo. Alcuni bambini lavorano duramente per far in modo che la propria famiglia appaia sana; questi studenti sono in genere le figure “che placano” l’immagine negativa della famiglia e possono essere studenti modello come forma di riscatto, ma non senza mostrare forme di disagio. Altri possono ritirarsi e sembrano invisibili in una classe di bambini attivi. Questi studenti interiorizzano il loro dolore e negano i loro bisogni e sentimenti. Altri ancora sono ovviamente turbati e agiscono la loro rabbia e frustrazione. Questi possono svolgere il ruolo del capro espiatorio della famiglia in una modalità che distoglie l’attenzione dal consumo di droga dei genitori.

Attraverso un’attenta osservazione e l’ascolto, gli insegnanti a scuola possono essere in grado di identificare i bambini che hanno bisogno di supporto. Osservado i modi con cui bambini interagiscono con i coetanei, prestando attenzione ai loro disegni e alle loro storie, e tenendo presente una serie di indicatori comportamentali, gli insegnanti possono riconoscere questi studenti. Di seguito viene riportato un elenco di comportamenti che può essere indicativo anche di altre difficoltà dei bambini. Prima di cercare un supporto per un bambino, l’insegnante deve raccogliere una serie di informazioni relativamente al minore. Un solo elemento non è sufficiente per pensare ad un campanello di allarme, delle domande che l’insegnante può porsi per capire e mettere insieme alcuni segni sono: “cosa c’è dietro a quel ragazzo? Che storia vive ed ha vissuto questa giovane?”.

Un bambino in una famiglia con dipendenze di droga, alcool o gioco può:
– apparire trasandato o vestirsi in modo inappropriato;
– essere in ritardo o assente frequentemente;
– protestare per sintomi psicosomatici, come mal di testa o di stomaco;
– essere incoerente nell’esposizione orale;
– sembrare insolitamente triste, senza speranza, indifferente e/o ritirato;
– diventare il “pagliaccio della classe”;
– avere forti reazioni emotive o comportamenti distruttivi;
– sembrare a disagio durante una discussione sul tema dell’alcool, droghe o gioco oppure apparire molto competente sul tema al punto di usare un linguaggio didascalico;
– avere un genitore con cui è difficile mettersi in contatto e che non riesce a presentarsi ai colloqui pianificati;
– avere un genitore che sembra indifferente verso il proprio bambino;
– essere preso in giro dai coetanei che sono a conoscenza del consumo di droga di un genitore,
– avere un genitore che si presenta a scuola o nella comunità sotto l’influenza di alcool o di un altra sostanza.

I bambini che vivono all’interno di queste famiglie hanno bisogno della possibilità di relazionarsi con un adulto in grado di ascoltare, dare sostegno e proteggere. Spesso quella persona può essere uno psicologo, ma l’adulto potrebbe essere anche un insegnante, un’altra figura professionale od un parente. Questi bambini hanno bisogno di una persona che garantisca loro il sostegno e faccia arrivare un messaggio chiaro: “Tu sei una persona speciale e ho cura di te. Quello che sta accadendo non è colpa tua. Sono lieto di ascoltarti quando hai bisogno di parlare con qualcuno. “

Cosa si può fare a scuola?

1.Organizzare una discussione in aula sull’uso di droga e dei suoi effetti sulle famiglie per contribuire a normalizzare alcuni sentimenti dei bambini e incoraggiarli a condividere le loro preoccupazioni. Inoltre, fornire lezioni di orientamento in aula su altri argomenti come la capacità di risolvere i problemi, la resilienza, l’autocontrollo, le abilità di vita, etc. Oltre alla modalità della discussione in gruppo si possono utilizzare il gioco, l’attività teatrale, letture, etc.
2. Aumentare i fattori protettivi quali migliorare le loro capacità di comunicazione, rafforzare i loro punti di forza, favorire l’apprendimento delle competenze di coping positivo, e lo sviluppo di un senso di autostima e di autonomia
3. Alcune Idee pratiche:
– Aiutare i bambini a pianificare dove e quando faranno i loro compiti per casa;
– Aiurtarli a predisporre un elenco di numeri di telefono di un parente, un vicino o un altro adulto che potrebbero utilizzare, se necessario;

4. Definire momenti di confronto all’interno dell’equipe di lavoro rispetto a come gestire queste situazioni problematiche;

5. Stabilire una collaborazione con i servizi sociali e professionisti esperti di queste problematiche.

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