Intervento neuro-psicomotorio in età prescolare e ADHD

Perché un intervento neuro psicomotorio per il Disturbo da Deficit di
Attenzione/Iperattività?
 
Molti casi di ADHD o parte della sintomatologia vengono riconosciuti o emergono
verso i 5/6 anni, età in cui le richieste nei confronti dei bambini aumentano in
previsione dell’ingresso nella scuola primaria.
Durante il primo anno della scuola primaria, infatti, ai bambini viene richiesto di stare
seduti per circa 5 ore al giorno e di mantenere l’attenzione per periodi di tempo lunghi,
in un ambiente pieno di stimoli, quali: gli altri bambini, gli oggetti scolastici che talvolta
costituiscono una novità variando in forme e colori, i cartelloni appesi nella stanza, etc.
Tali elementi possono diventare oggetto di distrazione per cui, chi è leggermente
immaturo o chi effettivamente presenta un deficit di attenzione può faticare molto per
mantenere la concentrazione sui messaggi, talvolta esclusivamente verbali, della
maestra.
L’intervento neuro psicomotorio ha una notevole importanza soprattutto se attuato in
quest’età, in cui il bambino ha sviluppato un senso di giustizia ed è in grado di
rispettare regole che variano in base ai contesti ambientali.
  
 
Metodologia di lavoro
 
Dopo un confronto con l’equipe multidisciplinare che ruota attorno ai sospetti di
ADHD e un confronto con la famiglia, avviene un’osservazione neuro psicomotoria,
in cui il bambino è libero di muoversi nell’ambiente e scegliere i vari giochi in libertà.
In tal modo si inizia a creare un rapporto fra il piccolo paziente e la terapista, che
raccoglie elementi per inquadrare il caso individuando punti di forza e punti di
debolezza su cui lavorare, nonché gli interessi principali del bambino e le sue modalità
di gioco, che forniscono preziosi indizi sull’età di sviluppo raggiunta.
Dopo l’osservazione, nel caso in cui durante essa stessa o nei colloqui con l’equipe o
con la famiglia siano emerse criticità, si può avviare una valutazione neuro

psicomotoria volta ad indagare sulla motricità fine e grosso-motoria e sulle abilità
visuo-spaziali, che costituiscono un fondamentale prerequisito scolastico. La
valutazione è sostenuta dall’utilizzo di test standardizzati, che permettono di capire
quali possono essere le abilità di cui favorire lo sviluppo durante il trattamento.
L’osservazione e/o la valutazione sono quindi seguite dall’avviamento di un
trattamento, in cui si lavora in primis sul mantenimento dell’attenzione, sul rispetto
della turnazione e sulla tolleranza alla frustrazione, quindi sul rispetto delle regole. Tali
obiettivi sono perseguiti proponendo attività di gioco, schede e altri tipi di attività che al
contempo mirano al potenziamento di eventuali criticità emerse.
Elemento chiave del trattamento è la motivazione: per questo motivo, si cerca di creare
un setting accogliente e colorato, in cui il bambino si possa sentire a suo agio,
nonostante si lavori sulle sue difficoltà. Anche quando il bambino è in grado di
mantenere l’attenzione su attività proposte dall’altro per periodi lunghi, si ritaglia uno
spazio finale di 10/15 minuti in cui è il bambino stesso che sceglie il gioco da
condividere con il terapista, in un’atmosfera serena e rilassata.
Durante il trattamento sono frequenti i colloqui con i genitori e con le insegnanti, che
permettono di modificare gli obiettivi di trattamento sulla base dell’evoluzione del
bambino e delle richieste ambientali.
La durata del trattamento è piuttosto variabile e dipende dalle caratteristiche che
emergono, dalla collaborazione con la scuola e con la famiglia, dal feedback del
bambino e dalle sue esigenze biologiche e ambientali. Spesso vengono proposti cicli di
trattamento che si possono alternare ad altri tipi di intervento.
Si cerca inoltre di accogliere le esigenze del bambino stesso e della famiglia,
rispettando impegni sportivi e sociali.

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