La relazione terapeutica

Nell’ottica costruttivista, cui si ispirato specificamente alcuni psicologi del nostro Centro, la relazione terapeutica non è considerata soltanto un prerequisito necessario per il cambiamento ma lo strumento principale per il cambiamento. 

Il terapeuta deve essere consapevole che non può essere un osservatore neutrale di ciò che avviene nella relazione ma che egli vi partecipa e la co-determina ponendo una costante attenzione alle proprie sensazioni, emozioni ed ai propri sentimenti evocati in lui dal paziente in quel momento e all’effetto che questi possono avere nello scambio interattivo della relazione. 

Per arrivare ad una lettura ed ad una comprensione delle comunicazioni del paziente è quindi di fondamentale importanza che il terapeuta entri in contatto anche con le sue sensazioni e i suoi stessi vissuti, così da poter esplorare, in questo spazio condiviso e costruito congiuntamente, quelle esperienze emotive che non sono raggiungibili dal pensiero: il contatto con sé stesso permetterà al terapeuta di discriminare i propri vissuti da quelli dell’altro così da riuscire a dare una direzione alle sue  “mosse relazionali” finalizzate ad un avanzamento del processo del percorso psicoterapeutico.

La relazione terapeutica può essere paragonata ad una danza tra due ballerini: è importante accorgersi dell’altro, seguire i passi dell’altro per muoversi in sintonia; se la sintonia che si crea nella relazione è sufficientemente buona e “rassicurante” ecco che il paziente si sente maggiormente libero di svelare parti di sé mai comunicate o spesso anche mai sentite prima in maniera chiara e definita per i vissuti di vergogna, colpa che li accompagnano.

 Riuscire a condividerli con l’altro, all’interno di un contesto sentito come protetto e non giudicante, può rendere tali sensazioni accettabili così che possano divenire integrabili all’interno della propria identità.